Il gioco del tris

Il gioco del tris come allenamento visivo e percettivo.
QUALE FIGURA TI FA FARE IL TRIS?
Buongiorno cari lettori e lettrici del blog di Stupeficium!
Oggi l'optometrista Valeria Boano approfondirà con noi gli effetti visivo-percettivi del gioco del tris, a cui aveva accennato nel suo precedente articolo, che potete trovare a questo link.
Passiamo la parola a Valeria!
Ci eravamo lasciati all'ultimo approfondimento con l'idea di pensare a qualche chicca da condividervi sugli insegnamenti e gli effetti visivo-percettivi del gioco del tris. E dunque, rieccomi qui!
Intanto, partiamo dalle basi: il campo di gioco del tris è una matrice di nove punti. Sappiamo bene come per un punto passi un numero infinito di linee; ma quando i punti da attraversare sono tre ecco che abbiamo tutte le variazioni possibili per fare tris! Le tre verticali, le tre orizzontali e le due oblique. Quello che si forma da queste otto possibilità sono dei triangoli; lo vedete dal mio schizzo, dove si vede come c'è un quadrato suddiviso in quattro quadrati che, a loro volta divisi a metà, formano in totale otto triangoli.
Giocare a tris, lo possiamo già dire, avvicina i bambini, in chiave divertente, alla geometria.
In genere i simboli adoperati sono le croci e i pallini, un tipo per ciascuno dei due giocatori. In realtà, purché siano due gli elementi, non ci sono limiti all'immaginazione!
Un altro insegnamento simbolico in questo gioco è quello del numero “due”. Essere, seppur nella sfida, io con te: ovvero la prima forma concreta di un “noi”. Non si può prendere il posto dell'altro: in una certa casella si può mettere il proprio segno, e basta. Un po' come in un gruppo più esteso che funzioni: ognuno sta al suo posto perché ognuno ha un posto.
Passiamo ora al nome. Quello italiano, Tris appunto, cattura l'essenza del gioco in modo conciso. Ma forse non tutti sanno che in inglese questo gioco si chiama "Tic-tac-toe". Una delle spiegazioni potrebbe essere il suono che fa la matita quando scriviamo sopra un foglio.
Su un foglio e non su uno schermo proprio perché quella del tris è una storia antichissima! Si tratta di un gioco così antico da essere considerabile senza tempo. Se ci pensate, è passato di generazione in generazione, dall'era della pietra alla carta moderna, conservando il suo fascino intatto fino ai giorni nostri.
La sua longevità più che millenaria, è anche frutto dell'essere stato, per via della sua semplicità, molto popolare in tante culture.
Gli antichi Egizi gettarono ad esempio le basi per il Tris inventandone una prima versione: giocavano utilizzando le pietre come pedine.
I Romani, invece, giocavano incidendo direttamente i simboli sui monumenti pubblici.
Infine, nell'India antica, si creava un disegno specifico utilizzando anche conchiglie.
Ma torniamo al presente e ai bimbi di oggi. Come aiutare i più piccoli ad avvicinarsi a questo gioco così stimolante per le abilità visive e attentive, ma anche per quelle sociali?
Innanzi tutto, non affezionandosi troppo al giochino. Mi spiego meglio!
La propedeutica migliore per un approccio educativo a un qualsiasi gioco è, a mio avviso, sensoriale: bisogna prima di tutto vederlo.
Infatti è importante il gioco in sé, ma di più ancora contano le capacità che quel gioco va a stimolare. E per riconoscerle occorre vederle!
Quando si è intuito il tipo di abilità richieste da un certo contesto ludico, è poi possibile estenderne l'essenza altrove: questo aiuta a favorire lo sviluppo della flessibilità e delle competenze che, a quel punto, esulano dal gioco specifico ma possono poi essere nuovamente applicate, in un secondo momento, con più solidità e completezza.
Scopriamo ora quali sono le competenze stimolate nel gioco del tris.
La prima delle abilità richieste la capacità di discernere correttamente i tre orientamenti: orizzontale, verticale e obliquo. Se solitamente per i primi due non ci sono grosse difficoltà, il terzo va un po' allenato.
Spesso i bimbi rispettano l'inclinazione di 45° per i primi due simboli, ma non riescono ad estenderla correttamente fino al terzo.
Un gioco che ho inventato, come quello riportato in foto, può aiutarli in questo senso.
L'utilizzo della manipolazione associa l'inclinazione a una certa sensazione fisica. In più, essendo che l'elastico si estende solo lungo se stesso, una volta agganciato ai primi due chiodini non può che, allungandosi, raggiungere il terzo.
In secondo luogo, serve una qualità percettiva in grado di poter modulare in armonia il punto fissato e un'attenzione estesa anche a livello periferico. “Pensare locale, agire globale”. Nel tris la scelta della casella dove mettere il proprio segno è fatta in relazione a dove è posizionata rispetto tutte le altre.
ALCUNI GIOCHI UTILI
Molto interessante, in questo senso, questo gioco di logica con cui i bimbi mettono alla prova il loro spirito di osservazione e il loro senso spaziale.
Qui non solo si posizionano le tessere nei vari comparti, ma bisogna anche tenere conto, a livello più generale, di dove quell'elemento si situa nel disegno della carta.
Un bel collegamento al tris potrebbe essere quello di giocare a scegliere tre tesserine che, per come sono collocate nel disegno, vadano poi a comporre un tris nella matrice.
Ad esempio per completare un tris orizzontale nel caso di questa foto ci si potrebbe chiedere: e quindi inserire nella terza casella della prima fila la tessera delle mele.
Infine, per vincere o difendersi, è importante osservare in modo attivo e creativo le caselle occupate e quelle che sono ancora libere.
Arriva qui un'altra importantissima abilità: quella che consente di prendere una decisione sensata su dove collocare il proprio simbolo.
E', questa capacità, soprattutto legata al vedere ciò che manca, ovvero tutte le possibilità di collegamento per ottenere il tris.
E qui entra in gioco la visualizzazione.
Essendo che la visualizzazione è meglio sostenuta dagli stimoli tattili, o comunque più fisici, ho trovato molto utile questo gioco che mette insieme la sensazione tattile del legno alla destrezza manuale e alle varie inclinazioni che le sue oscillazioni producono.
Creando un movimento impegnato e presente si può raffinare e migliorare le le capacità visivo-spaziali richieste per giocare al tris.
Con questo direi che per ora è tutto: non vi resta che approfondire o prendere spunto per sperimentare e divertirvi!
Alle prossime pillole di giochi… e di occhi!
Fonti: Perché il gioco si chiama Tris: storia e origini.
Valeria Boano, optometrista
Via IV Novembre 32, Magliano Alfieri (CN)
Tel/Whatsapp 328/2724389
A presto con un nuovo articolo!
Silvia & Diego